Nella calura di questa estate anomalamente rovente, mi sono rifugiata nelle zone della mia infanzia: la bella #Irpinia.

Girovagando (anche in cerca di una frescura che neanche al mio paese trovo), sono tornata a Calitri di giorno e a Sant’Andrea di Conza di sera. Mi hanno accolto panorami mozzafiato, distese di campi giallastri dove il grano è già stato falciato, ma anche rocce e vicoli che rivelano una realtà contadina orgogliosa e dignitosa, che andava avanti caparbiamente da sola.

Ci sono case che hanno portoni e lavori in ferro battuto da far concorrenza ai più bei #borghi umbri o dell’Alto Adige, ristorantini e botteghe artigiane, conventi e mulini recuperati, vecchi sentieri ripopolati… eppure c’è anche un certo senso di svuotamento e di abbandono che accompagna tanta ricchezza e storia.

C’è una donna supina, la verde Irpinia, che dopo aver tanto resistito ad abbandonare i suoi figli e le sua case ricche di utensili di ceramica e di legno artigianali e di mura di pietra e di ringhiere ricamate col ferro, ha deciso di narrare le sue favole a chi, comprandole, non ne ha manco scoperto il valore. Ma, questo è la realtà di tanti luoghi bellissimi e vecchi. È la storia di tanti sud del mondo che non voglio indagare.

La cosa incredibile è che poi ti trovi a pranzare a casa Di Guglielmo con l’artista Luigi e la sua famiglia e ti ritrovi annegata di nuovo nell’oro dei campi e nella luce accecante del #sud. E trovi un figlio di questa terra che ha studiato e insegnato arte e disegno geometrico per realizzare con antichi utensili di legno opere di una forza moderna. Vive e vitali.

E la sera, sugli spalti di un tesoro ritrovato come il teatro di Sant’Andrea di Conza, una ragazza di 18 anni interpreta con acerba passione la Francesca di #DanteAlighieri, spronata da #MichelePlacido che l’aveva sentita fargli eco mentre lui stesso declamava i versi della Divina Commedia.

Avrebbe mai potuto succedere al nord? No ovviamente. Innanzitutto perché avere nei propri teatri degli attori famosi non costituisce evento ma normalità. E in secondo luogo perché nessuna diciottenne si sarebbe sentita così orgogliosa di recitare nel progetto teatro scuola. Roba di altri tempi e di ben diverse risorse finanziarie.

E così mi sono ritirata con il cuore gioioso e sazio e ho capito perché nella mia testa si rincorrono ultimamente due colori: #oro e #blu. In tutte le loro sfumature. L’ #oro, il bene rifugio… il simbolo della sicurezza e della potenza. Ma anche il colore del #grano 🌾 : il cibo di ogni popolo. E della terra che mi gira intorno. Lo riproporrò sulle mie tavole ,nelle posate, ma anche nei piedi di ottone di tavoli e nelle tovaglie. Ed il #blu, il colore della #calma e del #cielo. C’è tanto bisogno di cielo nel millennio di Fb e della #robotica . L’uomo non può vivere ancorato alla #terra : “Ristregati dalla luna” titolava IL VENERDÌ di Repubblica.

In questa linea di colori, spettacolari i nuovi arazzi realizzati con fili di oggetti riciclati e i #velluti di #seta #color #cartadazucchero per rivestire poltroncine anni 50 o moderni divani. Le terre ed i cieli diventano dominanti anche nelle pareti e nei parati, pronti a decorare muri che erano dominati dal bianco e dal grigio.

E così sarà anche per i dettagli degli abiti da sposa, per i #fiori del #bouquet piuttosto che per l’allestimento della sala o del luogo dove si dirà il “SI”.

Osiamo sognare e riposarci senza paura nel colore delle fate. Scegliamo senza indugi l’indaco, il carta da zucchero, il blu cobalto e il colore del cielo.

Sì, sono tornata a casa con la certezza che il cielo è sempre e comunque più blu.