“Ornella, su Facebook solo cose positive, mai i problemi!”
Un suggerimento saggio di una mia amica più “social” di me.
Ma, da giorni, ho un pensiero che scava solchi profondi e che non mi abbandona : la sofferenza delle madri e delle donne in generale.

A dare il via alla mia testa e al mio cuore tre notizie:

  1. La mamma Marina che non ha potuto continuare a vivere con i suoi incubi.
  2. Un bellissimo  post sul ruolo e sul l’importanza della mamma 
  3. La storia di Ivana sul blog “invececoncita” di Concita di Gregorio.   

Comincerei da quest’ultimo: una madre, Ivana, parla della sua vita dopo aver denunciato il figlio tossicodipendente.  Nelle sue righe il senso di colpa e una frase detta senza astio, come una cruda e ineluttabile verità:” mio figlio è buono nell’anima. È violento, anche suo padre lo era. La violenza purtroppo ti segna per sempre”.

Qui non si parla solo della violenza fisica. C’è una violenza quotidiana che non lascia lividi sul corpo,ma nell’anima.  È fatta della mortificazione costante di ciò che intuisce una madre amorevole e presente come Ivana e del suo ruolo difficile con i figli quando il suo compagno non vuole condividerne ansie e preoccupazioni . 

Troppo spesso una donna che non è accolta dimentica di poter prendersi cura di sé, dimentica la bellezza di un sorriso, di una carezza e lentamente si chiude nella sua vita fatta di sforzi per evitare ai suoi amati di soffrire. Pian piano diventa una sconosciuta per tutti, parenti e affini compresi, sperando, col suo silenzio, di mantenere equilibri familiari e sociali così come gli altri immaginano DEBBANO essere quelli di una  famiglia. 

Più pensa come aggiustare la sua famiglia e più la sua vita va in frantumi. E ciò che è peggio è che questa vita “difesa” diventa una bugia per i figli che ci mettono un attimo a rimanere delusi e a bollarti come una donna ipocritamente fallita. Perché probabilmente quei figli ci avevano creduto nell’amore, nell’amicizia… nella famiglia. 

E, spesso, dai racconti di famiglie segnate dal dolore viene fuori che questi ragazzi senza più speranza attaccano la Madre! Perché? Perché la madre è la MATRICE DELLA VITA, DEL FUTURO, DELLA LORO ESISTENZA SU QUESTA TERRA CHE NON SENTONO PIÙ LORO.

E mi chiedo: possibile che intorno a queste madri che tentano di salvare il salvabile non ci sia nessuno che si senta corresponsabile?
Corresponsabile con i suoi muri, i suoi pettegolezzi, i suoi giudizi cattivi, la sua anima ingessata. Le sue maldicenze costruite ad arte per sembrare una vittima.

Quasi sempre c’è un animale da vivisezionare: la moglie, la madre, la donna.
Troppo apprensiva se aspetti tuo figlio alzata. Troppo asfissiante se pensi di poter condividere una preoccupazione. Troppo idealista se pretendi l’aiuto della scuola o delle istituzioni. Troppo possessiva e isterica se pretendi che ci sia la fedeltà.

E così, con uno schioppo di dita, si pretende che ti dimentichi gli anni, i mesi, le ore, i minuti, le notti in cui tu e solo tu hai fatto crescere, nutrito, educato, lavato, accudito, accompagnato tuo figlio… e curato tuo marito.

Alla fine un colpevole c’è: sei tu! Il resto del mondo che gira intorno alla tua vita è assolto. E lo dicono pure solerti psicologi e sociologi.  

E vado al primo punto: la mamma che, dopo dieci anni dalla perdita del suo piccolo a causa di un terribile incidente domestico, si è arresa e ha deciso di non lottare più con i suoi fantasmi. Lei mi sembra la risposta semplice ad ogni tentativo di giudizio: il legame tra madre e figlio non si può ingabbiare in uno schema comprensibile. In questo caso sicuramente intorno a Marina ci saranno state tante persone amorevoli a consolarla, a condividere il suo dolore, a capirla. NESSUNO L’AVRÀ  CONDANNATA per la perdita del suo piccoletto volato dal balcone, ma lei se ne sentiva responsabile. STENDEVA I PANNI CON SUO FIGLIO IN BRACCIO. 

Eppure c’è una cosa che accomuna queste due donne: il senso di colpa e la solitudine esistenziale che genera la sofferenza costante a causa di un figlio.

Ed infine i vari WhatsApp, video, post che esaltano la capacità delle mamme di sacrificarsi per amore dei figli. Una lode all’abnegazione di noi mamme, a volte davvero commovente. 

Anche io, come il novanta per cento delle mamme, sono di quelle che passano i giorni a pulire in pigiama o che ha studiato con i figli e che per tantissimi anni ha fatto corse al pronto soccorso o a scuola, perennemente in ritardo!!

Anche io stendevo e stiravo la notte.

Eppure una persona che fa la casalinga e cura pure i genitori malati, chissà perché, viene sempre vista come manchevole di qualcosa: troppo attenta ai compiti dei figli, troppo “fissata” per la casa, troppo noiosa perché passa pomeriggi e serate in casa, incapace di tenere sotto controllo il marito.

Non di rado, anche se urla, nelle decisioni familiari deve abbozzare e accettare scelte non condivise. 

Troppe volte ho tenuto per me le sofferenze.

Troppe volte ho sorriso alle rituali festicciole di parenti dove io ero invisibile.

Troppe volte ho rispettato intrusioni inammissibili nella mia vita .

Perciò oggi , nel giorno della festa della mamma,mi regalo un sorriso,mi abbraccio e mi dedico un like al posto di tutti coloro che non hanno saputo mai dirmi un grazie pensando che questo avrebbe fatto cadere castelli di bugie dette .

E invito tutte le donne,le spose, le madri che “mantengono equilibri” a fare lo stesso. AUGURI A TUTTE NOI

 😍💚❤💛💙